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Il fenomeno del terzismo
In un Paese fortemente industrializzato come l’Italia, il terzismo è un fenomeno incredibilmente sviluppato e radicato nella società da decenni. No, non stiamo parlando del “terziario”, vale a dire quel particolare settore economico al quale appartengono i dipendenti operanti nell’ambito del giornalismo, dell’informazione, del turismo e, più in generale, dei servizi. Niente affatto. Per “terzismo”, infatti, si intende una modalità di produzione industriale che prevede l’esistenza di un’impresa impegnata nella realizzazione di prodotto per conto di terzi.
Con le dovute precauzioni del caso, il terzismo può essere definito a tutti gli effetti una forma di appalto: una grande o media impresa sceglie di demandare la produzione a una o più imprese di minori dimensioni a seconda delle garanzie offerte da quest’ultime, un fenomeno diffuso in tutta Italia e contraddistinto da una crescita costante.
Ma quali sono i motivi per i quali un’impresa dovrebbe preferire la produzione di beni e servizi realizzati da terze parti? Approfondiamo la questione, delineando i vantaggi inerenti al terzismo e prendendo in considerazione un esempio pratico del fenomeno.
Terzismo: le caratteristiche
Abbiamo visto come il terzismo possa rappresentare una risorsa notevole in ambito economico. Prima di passare in rassegna i vantaggi sussistenti in tale pratica, cerchiamo di comprendere in che modo viene attuato il terzismo.
Innanzitutto, è bene sottolineare come l’impresa committente abbia la facoltà di demandare la produzione di un bene o un servizio a più imprese esecutrici, e non a una sola e unica realtà aziendale. Si tratta di una pratica estremamente comune, ad esempio, nell’automobilismo, dove le case madri, legate da una partnership con fabbriche minori, possono demandare la produzione di varie componenti ai vari stabilimenti industriali connessi al marchio più noto.
Il discorso è valido per qualsiasi ambito lavorativo, dal settore farmaceutico a quello meccanico, a dimostrazione di come la pratica risulti vantaggiosa per tutte le parti in causa. Ma in che modo si manifesta il vantaggio citato? Quali sono le reali conseguenze economiche relative all’applicazione del terzismo?
Vantaggi e benefici del terzismo
Il terzismo porta con sé vantaggi notevoli, e ciò vale sia per l’impresa committente che per l’esecutrice, indipendentemente dal settore preso in considerazione e dalla reale grandezza dell’una o dell’altra realtà commerciale.
In primo luogo, va evidenziato come l’impresa committente, nel demandare le proprie pratiche produttive a un’azienda terza, vada incontro a evidenti vantaggi economici. Già, perché così facendo si verifica immediatamente un risparmio legato alle mancate operazioni di ricerca delle risorse attraverso le quali procedere con la produzione del bene aziendale.
La realizzazione di un qualsiasi prodotto, infatti, è possibile solamente a fronte dell’utilizzo coerente di risorse di qualità, senza le quali, di fatto, il prodotto stesso non potrebbe essere realizzato. Tuttavia, la ricerca di risorse (es.: metalli o materie prime alimentari) è un’operazione che richiede tempo e denaro. Lasciando che sia un’impresa minore a portare a termine il processo in questione, l’impresa più nota ha la possibilità di ottenere un prodotto finito con maggiore tempestività, immettendo su di esso il proprio marchio (e pagando l’impresa esecutrice in base agli accordi commerciali).
In secondo luogo, un vantaggio del terzismo riguarda il risparmio relativo alla mancata formazione/assunzione di dipendenti specializzati per la produzione dei beni aziendali. Un qualsiasi bene, per poter essere realizzato con cura e dovizia, dovrà essere concepito da un personale qualificato ed esperto. Tuttavia, un personale di tale tipologia potrebbe rappresentare un costo notevole per l’impresa. Ecco, dunque, che entra in gioco un’azienda di terze parti (es.: piccola o media impresa o lavoratore autonomo), in grado di garantire una spesa minore ma a fronte di una qualità sempre ottimale del prodotto finale.
Un esempio pratico: il terzismo e la produzione di tessuti
Entrando nel lato pratico della questione, si prenda come esempio il terzismo applicato nella produzione di tessuti. Produrre un qualsiasi capo di abbigliamento è un processo lungo e laborioso, richiedente l’impiego di una forza lavoro altamente qualificata: le materie prime da utilizzare per la produzione di un vestiario vanno lavorate con estrema cura, senza trascurare il fatto che il capo di abbigliamento stesso, una volta concepito nella forma e nella dimensione, andrà tagliato con grande cura.
Dove sta il vantaggio? Nell’attrezzatura tecnologica adoperata dal professionista. La realizzazione di tagli di qualità consente di raggiungere incrementi della produttività piuttosto consistenti (tra il 5 e il 6% della produttività generale), a patto che il macchinario adoperato per l’esecuzione delle operazioni sia pregiato e all’avanguardia.
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